Dolores Ibárruri, la Pasionaria (1895 – 1989), fu Segretaria Generale del Partito Comunista Spagnolo (PCE) dal 1944 al 1960; Presidente del Partito dal 1960 al 1989; nel Parlamento, nel 1936 e dal 1977 al 1979. |
Comunista, antifascista, femminista e rivoluzionaria, fu una donna dalla personalità voluttuosa e una straordinaria oratrice.
Nata in una famiglia di minatori nella provincia di Biscaglia, nei Paesi Baschi della Spagna, Dolores era l’ottava di undici figli. Avrebbe voluto diventare un’insegnante, ma non poté permettersi di continuare gli studi.
Fu coinvolta nelle lotte sociali fin da giovanissima. A vent’anni sposò un minatore e attivista politico da cui ebbe sei figli, quattro dei quali morirono prima dell’età adulta. Nella sua vita di stenti, col marito sempre in galera, fece qualsiasi lavoro, la cameriera, la sarta, vendeva sardine per strada, chiese anche la carità.
Studiò il marxismo e si iscrisse al Partito Comunista. Scrisse articoli per El Minero Vizcaíno, il quotidiano dei minatori, sotto lo pseudonimo di Pasionaria, il fiore della passione.
Nel 1920 entrò a far parte del Comitato Provinciale del Partito Comunista Basco e nel 1930 venne eletta nel Comitato Centrale del Partito Comunista Spagnolo.
Con l’avvento della Seconda repubblica, nel 1931, si spostò a Madrid, dove divenne editrice del quotidiano di sinistra Mundo Obrero.
Si occupò intensamente dei problemi legati alla condizione delle donne e come responsabile della questione femminile entrò nell’Ufficio politico del Comitato Centrale del Partito.
Per il suo attivismo venne arrestata e imprigionata diverse volte.
Fu delegata dell’Internazionale Comunista (Comintern) a Mosca nel 1933. Eletta alle Cortes nel 1936, promosse un forte movimento per migliorare le condizioni lavorative, abitative e sanitarie degli operai.
Con lo scoppio della Guerra Civile s’impegnò duramente in difesa della Repubblica, e fu sua la celebre parola d’ordine ¡No pasarán! (“Non passeranno”) pronunciata il 19 luglio 1936.
I suoi discorsi convinsero gran parte della popolazione, specialmente le donne, a votarsi alla causa antifascista. Fu una delle principali dirigenti della coalizione repubblicana.
Nel 1939, con la caduta di Madrid e la vittoria di Franco, la Pasionaria andò in esilio nell’Unione Sovietica, dove continuò la sua attività politica. Suo figlio Rubén, si unì all’Armata Rossa, e morì nella Battaglia di Stalingrado, nel 1942.
Nel maggio 1944 divenne Segretaria Generale del PCE e nel 1960 fu eletta Presidente del PCE.
Agli inizi degli anni ’60 le venne concessa la cittadinanza sovietica.
Dopo la morte di Francisco Franco, nel 1975, ritornò in Spagna e venne eletta deputato alle Cortes nel giugno 1977, nelle prime elezioni libere, dopo quasi quarant’anni.
Nei suoi novantatre anni di vita Dolores Ibárruri, la Pasionaria si è battuta con tutte le forze contro il franchismo, al punto di ispirare a Ernest Hemingway il personaggio di Pilar in “Per chi suona la campana”.
Vestiva sempre di nero, con l’ampia e lunga gonna tradizionale del suo paese, solo una volta abbandonò il suo abbigliamento e si travestì da dama alla moda, per sfuggire a un arresto.
Trascorse quattro decenni in esilio, mentre la Spagna subiva la violenza del franchismo e i sogni e le speranze di tanti amici e compagni si spegnevano giorno dopo giorno. Eppure, questa donna provata, stanca, devastata da tragedie d’ogni sorta, non ha mai smesso di combattere e di crederci. Aveva un cuore grande e generoso, un forza d’animo che le ha consentito di superare ogni avversità, un entusiasmo che non ha mai perso, una passione senza fine. La voglia di cambiare un mondo che non le piaceva.
Sulle barricate della Guerra civile gridava: “Preferiamo essere vedove di eroi che mogli di vigliacchi”.
Una donna carismatica, capace con le sue parole di infiammare i popoli, che ha sempre lottato fino allo strenuo delle forze, che ha resistito alle violenze e alle barbarie anche quando tutto sembrava crollare.
Dolores Ibárruri è stata una figura centrale dell’antifascismo internazionale, ha rappresentato, più di tutte e tutti il sogno rivoluzionario che fu poi brutalmente violentato durante la guerra civile spagnola. I suoi appelli internazionali alla lotta contro il fascismo rendevano la questione spagnola una questione mondiale, le sue parole in giro per l’Europa erano la dimostrazione della sua consapevolezza che lo scontro non poteva e non doveva rimanere chiuso alla Spagna.
La guerra spagnola fu il laboratorio di quella che divenne la resistenza in molti stati europei, in quelle trincee si respirò il sapore di un sogno che aveva dimensioni internazionali. Uomini e donne provenienti da tutto il mondo combatterono fianco a fianco per un’idea che li accomunava e che li vedeva finalmente protagonisti e protagoniste.
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