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Mariam Abou Zahab

Mariam Abou Zahab

Mariam Abou Zahab, sociologa e studiosa di cultura islamica, esperta di politica e specializzata della cultura di Pakistan e Afghanistan dove si è spinta, fino agli angoli più inaccessibili.

Da un paese all’altro, da un’epoca all’altra, ha attraversato territori ardui con missioni umanitarie, studiandone la letteratura, la poesia e la musica, porte d’accesso al mondo che ha tanto raccontato. La sua conoscenza si è estesa fino alle rive del Mediterraneo.

Docente presso l’Instituts d’études politiques di Parigi e l’Institut National des Langues et Civilisations Orientales, è stata ricercatrice presso il Centre de Recherches Internationales e lavorato con i Cahiers d’études sur la Méditerranée orientale et le Monde Turco-Iranien

Parlava arabo, urdu, persiano, pashtu e punjabi e, oltre a lavori accademici, ha pubblicato opere che descrivevano in dettaglio i suoi viaggi attraverso Afghanistan, Iran, Pakistan e India.

Per tutta la sua vita ha difeso le popolazioni oppresse scendendo in campo accanto a loro.

La sua fascinazione per l’Islam sciita, che ha avuto una forte componente mistica oltre che estetica e accademica, ha alimentato i suoi tanti interventi pubblici in giro per il mondo.

Nata  col nome di Marie-Pierre Walquemanne il 7 febbraio 1952 a Hon-Hergies, un villaggio nel nord della Francia, si era laureata, a soli 20 anni, nel 1972, all’Instituts d’études politiques a Parigi. La sua curiosità e passione l’avevano portata a esplorare il medio Oriente e l’Asia centrale toccando territori dove altri ricercatori non si addentravano.

Nel 1971 ha fatto parte della brigata internazionale voluta dal romanziere ed ex ministro degli affari culturali André Malraux, a sostegno dei nazionalisti bengalesi nel Pakistan orientale e lì ha vissuto per anni in un’area devastata dalla guerra.

È stata a Beirut durante la guerra civile nel 1975, anno in cui si è convertita all’Islam e, diventata sciita, si è fatta chiamare Mariam, il cognome, che ha tenuto anche dopo la separazione, proveniva dal marito, il siriano Nazem Abou Zahab.

Attiva nella lotta di liberazione palestinese, si dice che abbia imbracciato accanto a Arafat per l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e guidato una banda di combattenti afghani durante il conflitto con la Russia. Per queste attività è stata sotto il controllo dei servizi segreti francesi.

Suscitando gravi reazioni in Francia, ha sostenuto che i talebani afghani fossero un movimento sociale, in gran parte autonomo dai servizi segreti pakistani, una reazione dei più poveri e giovani contro le élite tradizionali. Riteneva la loro ascesa al potere una rivolta delle campagne contro le città.

Nel suo lavoro ha esplorato non solo gli sviluppi geopolitici contemporanei, ma anche i contesti storici, le dottrine religiose e ideologiche, nonché i percorsi individuali dei leader e dei combattenti dei movimenti.

Ha acquisito una conoscenza approfondita dell’Afghanistan, attraverso viaggi faticosi e pericolosi sotto la copertura di un burqa volano.

Come volontaria per la ONG Afrane, si è interessata ai problemi sanitari e alla situazione delle scuole, non esitando a sottolineare l’impatto positivo delle madrase laddove la rete scolastica stava fallendo. Ha documentato la dislocazione dell’economia agraria e le dinamiche socio-economiche.

Ha intervistato la diaspora Fata negli Emirati Arabi Uniti e non ha mai permesso alle sue convinzioni religiose di influenzare la sua ricerca.

I suoi articoli di ricerca sul Pakistan sono stati pubblicati in diversi libri che trattano di settarismo, talebanizzazione e proliferazione di gruppi jihadisti.

A Kaleidoscope of Islam è un’antologia di saggi che dimostra la sua enciclopedica competenza sull’Islam, il suo Islamist Networks: The Afghan-Pakistan Connection è considerato un libro di riferimento sui gruppi jihadisti nella regione.

Il suo approccio analitico di scienziata sociale è stato socio-economico e socio-psicologico.

Insegnante talentuosa e affabulante, incantava le sue classi raccontando i dettagli più raffinati delle tradizioni e dei rituali.

Mentre la sua salute peggiorava a causa del cancro, si è recata nella città santa sciita di Najaf, in Iraq, dove ha deciso di essere sepolta. Alla sua morte, avvenuta il primo novembre 2017, una milizia sciita, insieme alla popolazione di un villaggio che aveva particolarmente amato, ha scortato il suo corpo fino al cimitero.

Mariam Abou Zahab ha insegnato letteratura pashtu, storia del Pakistan, sufismo sud-asiatico e comunità diasporiche all’Inalco e formato una generazione di studiosi anche attraverso la creazione di una fondazione di ricerca. Tante sono state le donazioni fatte a progetti di assistenza sociale nei due paesi.

Modello di audacia scientifica e intellettuale, ha aperto la strada a una versa sociologia generale, offrendo rare griglie di comprensione comparata.

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