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Lucy Lippard

Lucy Lippard

Il mondo dell’arte è fatto dell’insieme di molti mondi che si intersecano attraverso diversi gradi d’intensità.

Lucy Lippard, scrittrice e critica d’arte, è stata tra le prime sostenitrici dell’arte femminista.

Il suo libro Six Years: the Dematerialization of the Art Object del 1973 è una pietra miliare della storia dell’arte concettuale.

Autrice di oltre trenta libri su arte, politica e femminismo, un romanzo e varie opere sperimentali di narrativa e autobiografia, ha collaborato con diverse riviste e ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

Nella sua percezione unica nel panorama contemporaneo, ha infuso l’estetica con la politica e curato mostre tra Stati Uniti, Europa e America Latina.

La sua vita è stata profondamente coinvolta nell’attivismo nel mondo dell’arte che ha portato fuori da gallerie e musei con mostre presso comunità studentesche, spazi alternativi e gestiti da donne, librerie pubbliche, strade, anche una vecchia prigione.

Organizzare mostre di arte prodotta da donne era un tipo di attivismo sovversivo, che incontrava resistenze negli ambienti tradizionali ed era una rivendicazione dello spazio piuttosto che un recupero di esso.

Nata il 14 aprile 1937 a New York, si è laureata allo Smith College nel 1958 e specializzata in storia dell’arte nel 1962 alla New York University.

Il suo primo lavoro è stato come archivista nella biblioteca del MoMA, dove ha incontrato Sol LeWitt e altri celebri artisti dell’avanguardia statunitense che, ai tempi, ricoprivano incarichi impiegatizi nell’istituzione.

Negli anni Sessanta è stata tra le figure centrali del gruppo Art Workers Coalition, attivo contro la guerra in Vietnam e per l’uguaglianza nel mondo museale, esperienza che ha influenzato un cambiamento nell’attenzione della sua critica, dal formalismo al femminismo.

Nel 1966 ha organizzato la mostra Eccentric Abstraction concentrata sull’uso di forme astratte organiche nella scultura in cui ha riunito artiste come Alice Adams, Louise Bourgeois, Eva Hesse, Lindsey Decker e artisti come Gary Kuehn, Bruce Nauman, Keith Sonnier e altri.

Ha contribuito a fondare la West-East Bag, rete internazionale di artiste fondata nel 1971, agli albori del movimento artistico femminista negli Stati Uniti che protestavano contro la mancanza di rappresentanza femminile nei musei.

Ha avuto un’influenza importante nella fondazione del Women’s Art Movement in Australia, dove si era recata nel 1975.

Nel 1976 ha pubblicato un’opera monografica sulla scultrice Eva Hesse, che combinava biografia e critica, analisi formale e letture psicologiche per raccontare la storia della vita e carriera dell’artista nota per l’uso innovativo di materiali nelle sue sculture, come fibra di vetro, lattice e plastica.

Co-fondatrice di Printed Matter Inc, dell’Heresies Collective, della Political Art Documentation/Distribution, dell’Artists Call Against US Intervention in Central America e di altre organizzazioni artistiche, ha curato oltre cinquanta mostre, realizzato performance, fumetti, teatro di guerriglia e pubblicazioni indipendenti, tra cui El Puente.

All’inizio degli anni Novanta si è trasferita a vivere a Galisteo, in New Mexico.

Una mostra del 2012 al Brooklyn Museum, intitolata Six Years: Lucy R. Lippard and the Emergence of Conceptual Art, evidenzia il suo ruolo cruciale nella comprensione contemporanea dell’arte concettuale.

Nel 2023 ha pubblicato l’autobiografia illustrata Stuff: Instead of a Memoir

Col suo prezioso contributo, sviluppato in una carriera eclettica, è una delle più rilevanti critiche d’arte della storia contemporanea.

Le sue parole illuminano e sfidano a guardare l’arte e il mondo, con occhi diversi.

Non ho posseduto una macchina fotografica fino alla metà degli anni Settanta. Pensavo alle mie mostre come parte di un momento e sono ancora convinta che non tutto debba necessariamente essere documentato. Rimangono sempre la vecchia esperienza pratica e i ricordi.

Non penso che gli archivi siano il nuovo luogo di impegno culturale, a meno che non vengano consultati per trovare dei modelli che possano funzionare in contesti contemporanei.

 

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