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Jane Bowles. Vivo sulla soglia, costantemente sospesa tra il desiderio di raggiungere qualcosa e l’incapacità di arrivarci

Jane Bowles, scrittrice e drammaturga statunitense

Vivo sulla soglia, costantemente sospesa tra il desiderio di raggiungere qualcosa e l’incapacità di arrivarci.

Jane Bowles è stata una scrittrice e drammaturga statunitense.

Nata come Jane Auer, a New York nel 1917, è stata una protagonista della scena intellettuale di quegli anni, distinguendosi per la sua originalità e per i suoi eccessi.

Nonostante non abbia fatto mai mistero della sua omosessualità, nel 1938 sposa il compositore Paul Bowles, cui rimarrà legata per tutta la vita, malgrado le numerose esperienze extraconiugali di entrambi.

Abituata a viaggiare tra Europa, America Centrale e Asia, nel 1948 si trasferisce a Tangeri, dove entra in contatto con la cultura araba tramite un gruppo di donne marocchine.

Qui vive le emozioni più forti e scava nei tormenti della sua psiche, sperimentando sulla propria pelle la “dialettica tra rafforzamento dell’identità e perdita del sé; tra chiarezza e mistero; arricchimento della conoscenza e rifiuto di essa”.

Malgrado i suoi sforzi ed il suo talento, Jane Bowles non diventerà mai una scrittrice di successo. Il rapporto con la scrittura sarà infatti sempre molto conflittuale, causa di ansia e delusione interiore.

Scrivere le risulta come la più odiosa di tutte le attività, e pur tuttavia sin da allora sente di dover scrivere: “Ho cominciato a ‘scrivere’ a quindici anni costretta a fare una dissertazione a scuola. L’ho sempre trovata un’attività odiosa, e lo penso ancora oggi. Eppure fin da allora sentivo che dovevo scrivere”.

Tutta la sua opera si riduce a Two Serious Ladies (1943), unico romanzo veramente compiuto, al dramma In the Summer House (1954) e a una serie di racconti scritti tra il 1946 e il 1966. Dopo il suo arrivo in Africa scrive sempre meno: termina il dramma e inizia un ambizioso romanzo autobiografico, Out in the World, di cui esistono solo note e frammenti.

Più per necessità che per scelta, la sua narrativa si esprime in forme sperimentali: la frammentazione del linguaggio e delle strutture narrative illustra il movimento contraddittorio tra desiderio di muoversi e bisogno di stabilità, tra urgenza e odio del viaggio, tra amore eterosessuale e lesbico.

La scrittura di Jane Bowles è legata al qui e ora da un lato, mentre dall’altro è dominata dall’esigenza di fuggire dal quotidiano, per lanciarsi in un viaggio che è anche esplorazione della propria identità.

La complessità della sua vita interiore la porta a vivere sempre “sulla soglia”, sospesa tra il desiderio di raggiungere qualcosa e l’incapacità di arrivarci.

Questo suo indugiare sulla soglia, a volte con compiacimento ma sempre con grande sofferenza, è ciò che caratterizza il suo atteggiamento verso tutti gli aspetti più importanti della sua vita: dalla scrittura al ruolo di moglie, dalla sua identità omosessuale al rapporto con il mondo arabo, fino alla follia come fuga autodistruttiva.

Quando arriva a Tangeri per raggiungere il marito, Jane si affaccia sulla soglia del mondo arabo, pieno di magie e misteri, di religiosità e simbolismi che sollecitano la sua immaginazione e subisce una fascinazione da cui non riesce a staccarsi.

Si tratta di un mondo popolato esclusivamente da donne. Rimane affascinata e sedotta dalla loro bellezza asciutta e primitiva, dalla loro indifferenza rispetto alle sue emozioni. L’incontro con l’altra, infatti, è difficile ma al tempo stesso travolgente: una sorta di attrazione fatale.

Nel 1957, tutto va in pezzi: a quarant’anni, durante il Ramadan che si ostina a rispettare nonostante la sua fragile salute, Jane ha un attacco cerebrale che ne menoma per sempre le capacità.

Le conseguenze della lesione al cervello sono devastanti: non riesce più ad usare la mano destra, e il campo visivo le si è ristretto al punto che leggere le è diventato impossibile.

Entrerà, infine, nell’ospedale psichiatrico di Malaga nel 1970, dove morirà nel maggio del ’73.

L’intensità con cui Jane ha vissuto i suoi amori e l’incontro con l’altra, si rispecchia nelle sue opere, sempre incentrate sul rapporto ambiguo e sfuggente tra due o più donne, sullo sfondo del contrasto tra culture diverse.

La sua attrazione fatale per la cultura altra è ciò che dà senso alla sua vita: malgrado le sofferenze e le incomprensioni, tentare di comprendere la diversità è per lei un dovere morale, una sorta di imperativo da cui non si può sottrarre.

#unadonnalgiorno

 

 

 

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