Ero considerata troppo donna, troppo femminista, troppo intelligente, troppo viscerale, troppo accademica, troppo poco accademica, troppo bella, perfino troppo alta. Insomma ero «troppo» tutto, per essere «solo» poeta.
Biancamaria Frabotta è stata scrittrice, poeta, traduttrice, giornalista, accademica e un’importante rappresentante del femminismo separatista.
Il suo impegno si è focalizzato soprattutto sulle rivendicazioni femminili e la lotta di classe.
Nata l’11 giugno 1946 a Roma, dal padre aveva appreso l’amore per i libri, che aveva iniziato a leggere sin da piccolissima. Al liceo si era appassionata al pensiero di Marx che l’ha portata a militare nel Movimento Studentesco del ’68. Si è laureata in Lettere con una tesi su Carlo Cattaneo, è stata assistente di Walter Binni con cui ha collaborato all’antologia Ideologie politiche del Risorgimento italiano.
Dai primi anni ’70 ha fatto parte del Movimento delle Donne, a cui ha apportato preziosi contributi.
È stata anche molto attiva nel Partito di Unità Proletaria.
È stata autrice di una ventina di libri di poesia, ma anche di saggi sulla letteratura e di atti unici per il teatro.
Nel 1976 ha pubblicato Donne in poesia, con la prefazione di Dacia Maraini in cui sono antologizzate ventisei autrici, alcune già famose come Amelia Rosselli e altre agli esordi come Patrizia Cavalli e Vivian Lamarque. Il libro, che aveva suscitato un vivace dibattito, tratta il tema della specificità del linguaggio poetico femminile, ripreso e ampliato in Letteratura al femminile, del 1980, che indaga le tracce del femminile anche nella letteratura maschile.
Nel 1989 ha pubblicato il romanzo, Velocità di fuga, vincitore del Premio Tropea.
È stata docente di Letteratura Moderna e Contemporanea a La Sapienza di Roma.
Nel 1994 ha condotto un ciclo di trasmissioni Rai dedicato al Canzoniere di Petrarca. Ha fatto parte degli Amici della Domenica per l’attribuzione del Premio Strega e ha scritto, per il teatro, una serie di atti unici raccolti in Trittico dell’obbedienza del 1996.
Ha collaborato, tra gli altri, con Il Manifesto e L’Orsaminore, mensile di cultura e politica nato nel 1981 nel contesto dei collettivi femministi romani.
Nel 2013 è stata nominata socia onoraria della Società Italiana delle Letterate.
Il 31 maggio 2016 ha tenuto la sua ultima lezione universitaria alla Sapienza.
Nel 2018 è uscita la raccolta Tutte le poesie 1971-2017 di Biancamaria Frabotta che raccoglie quasi cinquant’anni della sua attività poetica.
La sua poesia si è distinta, fin dagli esordi, per una peculiare limpidezza dello sguardo e un’acutissima capacità di osservazione.
Un linguaggio poetico che si addentra nella contemporaneità, cogliendone luci e ombre nel tentativo di farsi voce attiva, civile, narrando le ragioni individuali e collettive di un intero Paese.
Nei suoi versi sembra raccogliere il dono offerto dalla natura e anche il suo limite mortale.
Si è spenta il 2 maggio 2022 a Roma.
Di lei colpisce la sensibile determinazione di chi ha vissuto con limpidezza le scelte e le circostanze, con un perenne stupore della vita. La sua opera le ha coinciso.
#unadonnalgiorno