Le Mino del Dahomey, anche dette le Amazzoni del Benin, erano un temutissimo esercito nel diciannovesimo secolo che giunse a contare 6.000 unità di guerriere armate di machete, fucili e cannoni, costituitosi come corpo di guardia del re.
Combattevano raramente, ma valorosamente. Ubbidivano a una sola regola: uccidere senza preoccuparsi della propria vita.
Molto probabilmente la creatrice di questo corpo speciale fu la regina Tasi Hangbè, figlia del re fondatore del regno di Dahomey (l’attuale Benin). Durante una battaglia, travestita da suo fratello gemello defunto, prese il comando dell’esercito. Questo le costò il trono. Venne costretta a abdicare dai sostenitori del fratello minore, che si impose al suo posto, e fu addirittura cancellata dalla lista dei sovrani del regno.
Mino in lingua fon significa “madri”, ma anche “mogli”. Erano consacrate al re e proteggevano il trono.
L’addestramento delle Mino, che tanto impressionò gli esploratori e i missionari occidentali, era crudele e intenso, volto a rendere le future guerriere insensibili al dolore e alla fatica, assolutamente prive di empatia e sensibilità. Un vero e proprio noviziato spartano, che si chiudeva con una settimana da passare nella savana, munite solo di un machete e di una manciata di viveri.
Il 26 ottobre del 1892, i francesi, intenzionati a occupare il regno, vennero bloccati da un esercito femminile al servizio del re Behanzin . La battaglia durò quattro ore, le Amazzoni si vedevano morire, ma continuarono strenuamente a lottare, senza fuggire. La Francia, però, riuscì comunque a sconfiggere il Dahomey e a porlo sotto il suo protettorato, il 17 novembre del 1894.
Questa sconfitta segnò la fine delle Mino e del regno del Dahomey.
L’esercitò si era costituito per vari motivi, sicuramente a causa della tratta degli schiavi, che portò a un’esuberanza di donne. Il nucleo originario era rappresentato dalle gbeto, che erano coraggiose cacciatrici di elefanti. Spesso si entrava a far parte del corpo di guardia per scelta, per quella che era vista come la via più breve per ottenere un nuovo status, unico modo per essere riconosciute pari agli uomini. Come i dignitari di corte, le Mino erano ammesse al consiglio del regno e interpellate per questioni di politica estera. Ma nei ranghi si trovavano anche le donne ribelli, considerate ingestibili da padri e mariti. C’erano, infine, le prigioniere di guerra, che si trovavano davanti due sole alternative: la milizia o la morte.
Uno dei pochi nomi rimasto nella storia di questo corpo armato al femminile è quello di Seh-Dong-Hong-Beh. L’ultima Amazzone del Dahomey, Nawi, è morta nel 1979. Aveva 100 anni.
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