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Rashida Tlaib

Rashida Tlaib

Sono cresciuta a Detroit, in un quartiere che conta venti diverse etnie. Non ho mai incolpato le persone quando il governo della loro terra natale ha agito in un modo che va oltre i loro valori. Nessun governo è esente da critiche. L’idea che criticare il governo di Israele sia antisemita costituisce un precedente incredibilmente pericoloso. E viene utilizzato per mettere a tacere le voci di coloro che si battono a favore dei diritti umani. È questo che ci ha portato dove siamo ora: gli aiuti incondizionati, il guardare dall’altra parte quando venivano costruiti i muri, gli insediamenti, i bambini venivano detenuti e si attaccavano i campi dei rifugiati. I miei colleghi democratici devono capire il ruolo che svolgiamo come Stati Uniti. Siamo letteralmente i principali investitori nell’uccisione di vite innocenti.

Rashida Tlaib, politica statunitense di origine palestinese, è stata la prima donna di religione islamica eletta al Congresso degli Stati Uniti.

Nell’ala progressista del partito, fa parte Democratic Socialists of America (DSA). È favorevole all’aumento del salario minimo, appoggia la parità di retribuzione per le donne, l’istruzione universitaria, l’assistenza sanitaria pubblica, i diritti Lgbtq+, le protezioni ambientali e la riforma dell’immigrazione, che include un percorso di cittadinanza per coloro che non hanno documenti.

Si è fatta notare quando, nel 2016, ha interrotto un intervento di Trump a Detroit, dicendogli “i nostri figli meritano di meglio” e chiedendogli di leggere la Costituzione degli Stati Uniti, prima di essere allontanata dalle guardie di sicurezza.

Nata a Detroit, 24 luglio 1976, è figlia di immigrati palestinesi della classe operaia.

Ha una laurea in scienze politiche presso la Wayne State University e un’altra in giurisprudenza presso la Cooley Law School della Western Michigan University.

Avvocata che difende i diritti umani, è cresciuta politicamente lavorando con il Maurice and Jane Sugar Law Center di Detroit, costruendo coalizioni con persone di ogni provenienza.

Nel 2008 è stata la prima musulmana eletta alla Camera dei rappresentanti del Michigan, dove ha ricoperto il ruolo di presidente del comitato finanziario, portando il suo bagaglio di esperienza in un’organizzazione multirazziale, multietnica e multireligiosa che spinge oltre i confini della divisione.

Il 6 novembre 2018 è stata eletta al Congresso degli Stati Uniti. Quando è entrata in carica, nel gennaio 2019, ha giurato su una traduzione in inglese del Corano indossando un abito tradizionale palestinese.

Come deputata di uno degli Stati più poveri degli USA, è particolarmente attiva nelle questioni sociali. Ha presentato una proposta di legge per istituire un credito d’imposta rimborsabile per la classe media. È anche impegnata nel Green New Deal e nell’aumento della tassazione dei più ricchi.

Ha guidato, insieme a Cori Bush, la risoluzione del Congresso per il cessate il fuoco a Gaza, chiedendo una riduzione del bilancio della difesa e mettendo in discussione l’alleanza con Israele, che ha dato vita a un grande movimento che ha coinvolto una grande percentuale della popolazione americana.

Si è schierata contro il suo governo, incurante delle minacce e possibili ritorsioni. Utilizza il suo vantaggio istituzionale per porre luce sull’enorme tragedia che sta affliggendo la popolazione dei territori palestinesi occupati.

Il 24 luglio 2024, quando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato ospitato al Congresso, è stata l’unica a non applaudire e a dissentire esponendo un cartello con la scritta Guilty of Genocide (colpevole di genocidio). La sua foto con la kefiah e il cartello nero, ha fatto, in poche ore, il giro del mondo.

 

#unadonnalgiorno

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