Per me è molto più difficile scrivere che non raccontare per immagini.
I miei film raccontano storie di persone che hanno attraversato grandi tragedie, ma non hanno perso la speranza e la gioia di vivere.
La pace va cercata con il coraggio di soluzioni creative e diverse dalla guerra perché una madre che piange è il contrario della creatività e finché le donne resteranno a casa a piangere i soldati morti al fronte la pace non sarà possibile.
Oggi mi considero una sopravvissuta. Come Rubén, mi viene da dire: “Non voglio essere felice, ma un po’ meno infelice”.
Mara Chiaretti, gallerista e critica d’arte, regista e documentarista, ha attraversato il Novecento con grazia e volatilità. Ha usato la potenza dell’arte contro quella della morte.
Amica di artisti, collezionista e gallerista, si è librata con eleganza sulle molteplici fasi della sua vita, ha scritto di arte contemporanea per numerose riviste e quotidiani, ha fatto incursioni nel mondo del teatro e prodotto celebri documentari.
È una stata protagonista importante della rivoluzione culturale, dell’avanguardia e della sperimentazione dagli anni sessanta in poi.
Nata a Roma nel 1935, ha diretto la Galleria d’Arte Iolas-Galatea e poi lo Studio Mara Chiaretti. È stata assistente alla regia di Federico Tiezzi nella Compagnia teatrale I Magazzini.
Dopo i sessant’anni ha iniziato a produrre documentari. Nel 1997 ha diretto Swing Heil (Premio Sacher d’Argento 1998) e due anni dopo Em Shakulà – Madre senza. Nel 2001 ha diretto Davai bistrè! Avanti presto! prodotto da Nanni Moretti e Angelo Barbagallo per la serie I diari della Sacher, presentato al Festival di Venezia. Il suo Vestito da sposa è stato presentato al Torino Film Festival e Siluro rosso, sulla vita di Rubén Gallego, scrittore disabile cresciuto in un orfanotrofio dell’Unione Sovietica, ha vinto il premio internazionale Gogol della Fondazione Eltsin.
Nel 2013 ha esorcizzato il dolore con Io sono qui, dialogo muto con una figlia. Dopo la perdita prematura di sua figlia Barbara ha riesaminato il lutto scandagliando con delicatezza le sue parole scritte in ospedale.
Nel documentario Essere Rossana Rossanda del 2016 oltre alle tappe fondamentali del percorso politico, l’esperienza di partigiana, l’ingresso nel PCI, il rapporto con Togliatti, la radiazione dal partito, il ’68 e il movimento femminista, fino alla dalla fondazione del ‘Manifesto’ e il suo addio al giornale, emerge la loro intimità di amiche, i ritiri sull’eremo, la passione per il cinema, il suo lato frivolo e leggero e l’interesse per la pop art, esecrata dall’intellighenzia comunista.
Mara Chiaretti, che ha vissuto nell’arte e per l’arte, ha lasciato la terra nel 2019.
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