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Hilde Radusch

Hilde Radusch comunista e femminista tedesca

Hilde Radusch, comunista e femminista tedesca, strenua oppositrice del nazismo e coinvolta nella resistenza, venne espulsa dal partito perché lesbica.

Nata il 6 novembre 1903, visse a Weimar. Suo padre era un impiegato postale che morì in guerra nel 1915. La giovane non andava d’accordo con sua madre che voleva per lei un destino di donna sposata e con prole e, appena diciottenne, se ne allontanò per andare a vivere a Berlino dove conseguì una qualifica in puericultura e istruzione.
Nel 1922 entrò a far parte dei Giovani Comunisti e due anni dopo aveva un ruolo importante nella sezione femminile, scrisse anche per Die Frauenwacht, il giornale del movimento.
Lavorava come centralinista presso l’ufficio postale quando conobbe Maria, il suo primo amore, con cui andò subito a convivere.
Dal 1929 al 1932 fu nel consiglio comunale del Partito Comunista a Berlino. 

Nel 1931 aderì al sindacato dei lavoratori delle poste con cui si recò in Unione Sovietica. L’anno successivo però, non venne più candidata per le elezioni del consiglio comunale, perché considerata motivo di scandalo in quanto non nascondeva la sua vita privata e il suo orientamento sessuale. 

Quando il partito nazista prese il potere in Germania ogni altra attività politica divenne illegale e le persone comuniste cominciarono a essere perseguitate.

Alla fine di marzo 1933 Hilde Radusch andò via dalla casa che condivideva con la sua compagna, dipendente pubblica e facile bersaglio della Gestapo.

Lavorò alla costruzione di un servizio postale clandestino ma venne arrestata, rimase in prigione per circa un anno e mezzo. Quando venne rilasciata restò sotto sorveglianza della Gestapo. Dopo aver avuto grandi difficoltà a trovare lavoro, si impiegò alla Siemens e continuò a svolgere attività politica in maniera clandestina.

Dal 1941, con Eddy Klopsch, sua compagna di vita, gestì un piccolo negozio che divenne rifugio e nascondiglio di persone ebree e comuniste perseguitate. 

 

Dopo il tentativo di assassinare Hitler il 20 luglio 1944, i controlli si inasprirono e cominciarono a rastrellare la lista nera dell’opposizione, tra cui compariva il nome di Hilde Radusch che, con la sua compagna, riuscì a scappare e rifugiarsi in un capannone in campagna, dove patirono fame e freddo fino all’arrivo dell’Armata Rossa.

Alla fine del conflitto si impegnò nella ricostruzione e venne impiegata nel dipartimento Vittime del fascismo, si occupò della distribuzione di cibo e abiti.
Ideò anche un progetto per la tutela dei minori, Rettet die Kinder, ma ci mise poco tempo a percepire le contraddizioni insite nella Germania e nel blocco sovietico. 
Nel gennaio 1946 la dirigenza del partito la espulse, usando come scusa la sua relazione lesbica. Venne perseguita dai suoi ex compagni di lotta, la
bombardarono di lettere minatorie e agirono per farla rimuovere dalla carica pubblica che occupava all’interno del municipio, da cui venne licenziata. 
Intanto, le privazioni in tempo di guerra le avevano lasciato una brutta artrite reumatoide
Nel 1948 aderì al Partito Socialdemocratico e lavorò nel negozio della sua compagna fino alla morte di questa, nel 1960.
Negli anni ’70 si unì alla lotta femminista e contribuì a fondare L74, gruppo di lesbiche avanti con gli anni.È stata editrice di Unserer Kleinen Zeitung, il primo quotidiano lesbico dopo la seconda guerra mondiale. È stata stata anche co-fondatrice del Centro di ricerca, istruzione e informazione per le donne.

Pur travolta dalla vecchiaia e malattia, continuò a dedicarsi alla scrittura e alla poesia, sua grande passione.

Si è spenta il 2 agosto 1994 a Berlino.

Solo diciotto anni dopo la sua morte venne ufficialmente commemorata come importante politica antinazista.

Nel 2012 le è stato dedicato il primo memoriale pubblico che omaggia una donna lesbica vittima della persecuzione nazista.

 

#unadonnalgiorno

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