Hilde Radusch, comunista e femminista tedesca, strenua oppositrice del nazismo e coinvolta nella resistenza, venne espulsa dal partito perché lesbica.
Nel 1931 aderì al sindacato dei lavoratori delle poste con cui si recò in Unione Sovietica. L’anno successivo però, non venne più candidata per le elezioni del consiglio comunale, perché considerata motivo di scandalo in quanto non nascondeva la sua vita privata e il suo orientamento sessuale.
Quando il partito nazista prese il potere in Germania ogni altra attività politica divenne illegale e le persone comuniste cominciarono a essere perseguitate.
Alla fine di marzo 1933 Hilde Radusch andò via dalla casa che condivideva con la sua compagna, dipendente pubblica e facile bersaglio della Gestapo.
Lavorò alla costruzione di un servizio postale clandestino ma venne arrestata, rimase in prigione per circa un anno e mezzo. Quando venne rilasciata restò sotto sorveglianza della Gestapo. Dopo aver avuto grandi difficoltà a trovare lavoro, si impiegò alla Siemens e continuò a svolgere attività politica in maniera clandestina.
Dopo il tentativo di assassinare Hitler il 20 luglio 1944, i controlli si inasprirono e cominciarono a rastrellare la lista nera dell’opposizione, tra cui compariva il nome di Hilde Radusch che, con la sua compagna, riuscì a scappare e rifugiarsi in un capannone in campagna, dove patirono fame e freddo fino all’arrivo dell’Armata Rossa.
Pur travolta dalla vecchiaia e malattia, continuò a dedicarsi alla scrittura e alla poesia, sua grande passione.
Si è spenta il 2 agosto 1994 a Berlino.
Solo diciotto anni dopo la sua morte venne ufficialmente commemorata come importante politica antinazista.
Nel 2012 le è stato dedicato il primo memoriale pubblico che omaggia una donna lesbica vittima della persecuzione nazista.
#unadonnalgiorno