Nessuna pace può essere ottenuta se le donne, soprattutto quelle povere e oppresse, sono escluse dal discorso.
Claudia Jones è una delle femministe nere più importanti della storia.
Giornalista e attivista politica afro-caraibica, ha avuto un ruolo chiave nella lotta per l’uguaglianza razziale nel Regno Unito e contribuito a portare la cultura caraibica in primo piano nella vita britannica.
Prima della nascita del movimento per i diritti civili e molto prima che si coniasse l’espressione intersezionalità, si è distinta per il suo impegno nella lotta allo sfruttamento delle lavoratrici nere e nella pratica di prendere spazio come politica nera di resistenza.
Il suo articolo più importante, An End to the Neglect of the Problems of the Negro Woman!, del 1949, ha contribuito a gettare le basi del femminismo intersezionale.
Nata col nome di Claudia Vera Cumberbatch a Trinidad e Tobago il 21 febbraio 1915, aveva otto anni quando emigrò con la sua famiglia a New York, sua madre morì cinque anni dopo, a causa degli stenti e dello sfruttamento sul lavoro.
Brillante studentessa, quando aveva 17 anni, a causa delle cattive condizioni di vita a Harlem, si ammalò di tubercolosi che le causò danni irreparabili ai polmoni che la costrinsero a lunghe degenze in ospedale per tutta la vita. Diplomatasi con ottimi voti, non poté iscriversi all’università per le difficoltà economiche e iniziò a lavorare in una lavanderia. Si unì a un gruppo teatrale e iniziò a scrivere per un giornale di Harlem dove teneva una sua rubrica, chiamata Claudia Comments.
Nel 1936, all’età di 18 anni, si unì alla Young Communist League USA, organizzazione giovanile della classe operaia, che in seguito divenne la Gioventù americana per la democrazia durante la seconda guerra mondiale. In seguito fece parte della National Association for the Advancement of Colored people (NAACP) e del Partito Comunista USA.
Collaborò con vari quotidiani e riviste, fu segretaria esecutiva della Women’s National Commission e della Women’s Commission of the Communist Party USA e nel 1952 assunse la stessa posizione al National Peace Council. L’anno seguente fu direttrice di Negro Affairs.
Eletta nel Consiglio Nazionale, si è battuta per la parità di retribuzione, il controllo del governo sui prezzi dei generi alimentari e per i finanziamenti a programmi di assistenza all’infanzia. Ha fondato una commissione per affrontare tematiche e problemi delle donne, soprattutto delle madri e lavoratrici nere, le maggiori vittime del capitalismo. Ha fatto progetti per consentire e incrementare l’attivismo delle donne.
Negli anni ’50 teneva una rubrica intitolata Half of the World (La metà del mondo) sul quotidiano Daily Worker.
A causa della persecuzione politica dei comunisti negli Stati Uniti, venne incarcerata quattro volte, nel 1951 ebbe il suo primo infarto in prigione. Nello stesso anno, venne processata e condannata per “attività non americane” e contro il governo degli Stati Uniti. Le accuse riguardavano un articolo che aveva scritto per Political Affairs dal titolo Women in the Struggle for Peace and Security. Dopo aver scontato un anno di carcere, nel 1955 le venne rifiutato l’ingresso a Trinidad e Tobago perché considerata persona problematica.
Venne accolta nel Regno Unito per motivi umanitari dove aderì al Partito Comunista Britannico, di cui fece parte per tutta la sua vita, evidenziandone anche le varie contraddizioni inerenti alla gente nera e soprattutto alle donne di colore.
Presto divenne la leader della comunità britannica afro-caraibica che contava oltre 100.000 persone per le quali si adoperò per organizzare l’accesso alle strutture di base e il primo movimento per la parità dei diritti. Ha militato in campagne contro le ingiustizie abitative, la discriminazione sul posto di lavoro e le politiche razziste sull’immigrazione, la violenza contro le donne, i pregiudizi e molestie contro le persone di colore. Per il suo impegno ha visitato Giappone, Russia e Cina, dove ha anche incontrato Mao Zedong.
Nel 1958, ha fondato il primo grande quotidiano nero britannico, la West Indian Gazette, nato per unire le popolazioni nere britanniche della diaspora e promuovere il dialogo con i movimenti internazionalisti.
Nell’agosto del 1958, varie bande razziste iniziarono ad attaccare la comunità nera, creando forti scontri nelle strade di Notting Hill e Nottingham. La risposta non convenzionale di Claudia Jones, fu la nascita di quello che oggi conosciamo come il Carnevale di Notting Hill. Per lavare il sapore delle rivolte dalla bocca dei neri e con la convinzione che l‘arte di un popolo è la genesi della sua libertà, il 30 gennaio del 1959 creò questo grande evento che venne trasmesso in nazionale dalla BBC, una celebrazione della cultura e del patrimonio delle Indie Occidentali.
Tra la gente comune, artisti, attivisti, scrittori e leader della comunità riempirono le strade per mostrare pace, amicizia e fraternità. Facendo conoscere la musica, la cultura e la cucina delle Indie Occidentali attraverso esperienze autentiche, l’evento che, all’inizio, era chiamato il Carnevale caraibico di Claudia è cresciuto fino a diventare una manifestazione che unisce tutta la città e attira turisti da tutto il mondo. Oggi, è il secondo raduno di strada più grande del mondo.
Claudia Jones è morta il 24 dicembre 1964, all’età di 49 anni, a causa di un infarto dovuto ai problemi di cuore e alla tubercolosi da cui non era mai totalmente guarita.
Il suo funerale, tenutosi il 9 gennaio 1965 fu una grande cerimonia politica partecipata. È stata sepolta a sinistra della tomba del suo eroe, Karl Marx, nel cimitero di Highgate.
L’Unione Nazionale dei Giornalisti tiene una conferenza annuale commemorativa ogni ottobre, durante il mese della storia nera, per celebrare il suo contributo al giornalismo nero-britannico.
La Claudia Jones Organization è stata fondata a Londra nel 1982 per sostenere e responsabilizzare le donne e le famiglie di origine afro-caraibica.
Nominata nell’elenco delle 100 persone nere più importanti della Gran Bretagna, nel 2008 le è stata dedicata una targa blu a Portobello Road per commemorarla come la “madre del carnevale caraibico in Gran Bretagna“. Nello stesso anno è stata effigiata su un francobollo.
Una scultura che la raffigura è in mostra presso i Black Cultural Archives di Brixton.
La sua eredità come forza di cambiamento e ruolo strumentale nella liberazione della comunità nera britannica sopravvive eternamente.
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