Danuta Danielsson è la donna passata alla storia per aver preso a borsate un nazista, il 13 aprile 1985 a Växjö, in Svezia.
Nata in Polonia nel 1947, era figlia di una sopravvissuta a Auschwitz che le aveva parlato degli orrori, le violenze, i massacri, le camere a gas. Si era trasferita in Svezia dopo il matrimonio e lì ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni.
Quel fatidico giorno si è trovata, per caso, ad assistere al passaggio di un piccolo corteo di neonazisti, appartenenti al Partito del Reich Nordico. Quando ha visto quelle teste rasate sfilare scandendo slogan nazisti si è staccata dal resto degli osservatori e ha cominciato a prendere a borsate uno di loro, Seppo Seluska.
Il suo gesto ha probabilmente spronato la folla da cui sono partiti lanci di uova e insulti. In poco tempo il manipolo di neonazisti ha dovuto battere in ritirata.
Il nazista in questione, poco dopo, venne imprigionato per aver torturato e ucciso una persona omosessuale.
Nel 2014, la scultrice svedese Susanna Arwin ha scolpito una statua in miniatura per ricordarla.
Ben presto emerse la proposta di erigere una statua a grandezza naturale, progetto bloccato da alcuni politici locali che temevano che una statua del genere potesse promuovere la violenza.
Gli abitanti della città non furono affatto d’accordo, rivendicando il gesto di Danuta Danielsson e per solidarietà avevano appeso delle borse a tutte le statue della città.
Cinque anni più tardi, il Comune di Växjö ha, quindi, eretto la statua a dimensioni reali, proprio nello stesso luogo in cui si sono verificati gli eventi nel 1985.
E così, ogni giorno, una donna colpisce un neonazista con la sua borsetta.
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