Adela Zamudio, scrittrice, insegnante e pittrice, è la massima esponente della cultura della Bolivia.
Pioniera del movimento femminista, si è battuta per l’emancipazione sociale e intellettuale delle donne, operando un’importante attività socioculturale.
Ha diretto la prima scuola laica a La Paz e creato, nel 1911, la prima scuola di pittura per donne in una delle periferie della capitale. È stata tra le fondatrici della rivista femminista Feminiflor.
Nella sua intensa produzione letteraria, la maggior parte della quale fu pubblicata postuma, ha scritto numerose novelle, raccolte di poesie, racconti, pièce teatrali e saggi pedagogici e politici, caratterizzati da un miscuglio di allegoria, misticismo, ribellione, denuncia delle condizioni della donna e delle classi meno abbienti.
In vita pubblicò tre libri: le raccolte di poesie Ensayos Poéticos e Ráfagas e la novella Íntimas.
Lanciò proposte audaci per i suoi tempi, come l’istituzione del matrimonio civile, il diritto al divorzio e la separazione dei poteri della Chiesa e dello Stato. Promosse l’educazione libera e secolare.
Nata a Cochabamba, l’11 ottobre 1854, la sua famiglia possedeva delle miniere. Studiò da autodidatta e cominciò da adolescente a scrivere poesie con lo pseudonimo Soledad.
Alternava alla passione per la scrittura un’intensa attività di insegnante. Rivendicò la necessità di introdurre il secolarismo nei programmi accademici nazionali. Trasgressiva e anticonformista, dové lottare molto per essere accettata nell’insegnamento professionale. La sua fruttuosa attività pedagogica fu soprattutto volta a difendere il diritto delle donne a ricevere una degna istruzione e a eliminare tutti gli ostacoli e i pregiudizi che a quel tempo minavano la formazione delle giovani boliviane.
Le sue posizioni le valsero il rifiuto e la discriminazione di una società conservatrice e puritana e la scomunica dalla Chiesa cattolica.
Adela Zamudio ha apportato un notevole contributo alla nascita del pensiero femminista. Risale al 1921 il primo numero della rivista Feminiflor diretta e scritta da donne. Due anni dopo, prese parte alla fondazione della prima organizzazione femminile autonoma che combatteva per i diritti politici nelle scuole. Nel 1926, sostenne pubblicamente la legge sul divorzio, approvata sei anni dopo.
Diede scandalo perché fu una donna libera che non si piegava alla mentalità dominante. Non sposata, probabilmente lesbica, veniva definita mujer-macho e le sue poesie considerate virili e mascoline.
Ma, la sua opera e le sue gesta furono talmente importanti che, nel 1926, venne riconosciuta come “la massima esponente della cultura femminile” dal Presidente della Repubblica.
A quanto pare, fu anche un’assidua pittrice, ma la gran parte delle sue opere sono andate perdute.
È morta il 2 giugno 1928. Nel suo epitaffio scrisse: Volo ad abitare fra le stelle ignorate, come un’allodola solitaria.