arte

Beverly Pepper, la scultrice della Land Art

Beverly Pepper, la scultrice americana della Land Art, è appena scomparsa a Todi.

Beverly Pepper, la scultrice americana della Land Art.

Beverly Pepper, nata Beverly Stoll (Brooklyn20 dicembre 1922 – Todi5 febbraio 2020), è stata una scultrice e pittrice statunitense.

È conosciuta per le sue opere monumentali e architettoniche, per alcuni interventi di land art e di connective art. Il suo percorso artistico si snoda tra due culture e due continenti: gli Stati Uniti, dove è nata, e l’Europa, in particolare l’Italia, sua residenza di elezione.

Beverly Stoll nasce a Brooklyn nel 1922, in una famiglia ebrea di estrazione borghese. Suo padre commercia in tessuti, tappeti e pellicce. Lei studia design pubblicitario, fotografia e design industriale; intraprende la carriera di Art Director commerciale. Subito dopo la seconda guerra mondiale si trasferisce a Parigi nel 1949, per studiare pittura con Fernand Léger e André Lhote all’Accademia della Grande Chaumière; frequenta atelier di artisti come Zadkine e Brâncuși.

Visita l’Italia e si trasferisce nel 1951 a Roma, grazie ad una borsa di studio per la pittura ottenuta dal Ministero degli Affari Esteri italiano.

Dapprima pittrice figurativa poi astratta, nel 1952 alla Galleria dello Zodiaco a Roma, inaugura la sua prima personale di pittura, con presentazione di Carlo Levi.

Durante il periodo romano frequenta il Gruppo Forma 1, composto da Giulio TurcatoPiero DorazioPietro ConsagraAchille Perilli; conosce Toti ScialojaRenato Guttuso; incontra Lucio Manisco e anche Anna Magnani; e poi registi quali FelliniAntonioniPontecorvoGiuseppe De Santis, poeti, fotografi (Milton Gendel) e critici come Giovanni CarandenteGiancarlo Vigorelli e Lorenza Trucchi[2].

Negli anni 19541958, dividendosi fra Roma e gli Stati Uniti, comincia a realizzare piccole sculture in legno e argilla. Nel 1961 per la prima volta, espone sculture a New York e poi a Roma, alla galleria Pogliani.

l direttore artistico delle Arti Visive del Festival dei Due Mondi Giovanni Carandente, dopo avere visitato la mostra, in prevalenza composta da sculture in legno, propone all’artista di esporre nell’ambito del festival successivo a Spoleto; le chiede di sperimentare la saldatura e di modellare e scolpire il metallo. La Pepper in breve tempo apprende le competenze di base necessarie e nella primavera del 1962 lavora nelle officine italiane dell’Italsider, insieme ad altri 10 fra i maggiori scultori contemporanei[3].

Presso lo Stabilimento siderurgico Piombino realizza diciassette opere di medie dimensioni e tre più grandi per la mostra a cielo aperto Sculture nella città organizzata da Carandente a Spoleto; con lei sono David Smith e Alexander Calder, gli unici altri scultori americani fra i 53 presenti. La scultura Il dono di Icaro, resterà in dono al Comune; ancora oggi è collocata nel luogo per il quale è stata creata, presso l’ingresso sud della città.

Nell’estate del 1965 lavora presso la Terninox di Terni e crea l’opera John F. Kennedy Memorial per il Weizmann Institute di Rehovot. Nel 1970 realizza Campond[4], una scultura sbilanciata, che inaugura un filone di sculture squilibrate. L’opera resterà per molti anni davanti alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, per essere poi trasferita a New York. Nel 1972 espone alla XXXVI Biennale di Venezia e nel 1977 a Kassel, alla mostra Documenta 6[5].

Ancora a Terni compone Todi Columns, sculture monolitiche, pensate per la piazza del Popolo di Todi nel 1979[6]. Nel 1996 verranno trasferite a Venezia all’interno della piazza dello Spazio Thetis.

Comincia a lavorare a Villa Celle a Pistoia nel 1991; un anno dopo inaugura lo Spazio Teatro Celle – Omaggio a Pietro Porcinai[7], un’opera d’arte e nello stesso tempo un teatro funzionante, dove d’estate si tengono spettacoli. Sempre del 1991 l’artista lavora per un’installazione a Narni[8]. È del 1998 la grandiosa retrospettiva a Firenze al Forte Belvedere, con la quale l’artista celebra i trent’anni di sculture[9].

Nel 2005, sempre a Firenze al Palazzo dei Cartelloni vengono esposti circa quaranta disegni, realizzati con varie tecniche che hanno avuto un ruolo attivo e costante nella sua opera. Nel 1994 la galleria degli Uffizi ne aveva acquistato uno per la collezione di arte contemporanea.

Una scultura ambientale dal titolo Brufa Broken Circle, in acciaio Corten, pietra, terra, prato e ghiaia, viene inaugurata nell’agosto del 2011 a Brufa alla presenza dell’autrice; l’opera viene collocata all’interno del Parco sculture[10][11].

Quattro sculture monumentali vengono esposte al museo dell’Ara Pacis a Roma dal dicembre 2014 al marzo 2015[12].

Nel 2018 viene inaugurata all’Aquila, nell’ambito del progetto Nove artisti per la ricostruzione[13]; l’Amphisculpture, un grande anfiteatro all’aperto posto all’interno del Parco del Sole di Collemaggio; l’area adibita a palcoscenico servirà d’inverno da pista di pattinaggio sul ghiaccio[14].

Nel 2019, grazie alla donazione di sedici opere monumentali provenienti dalla collezione privata dell’artista, viene inaugurato a Todi il Parco di Beverly Pepper (Parco della Rocca), primo parco monotematico di scultura contemporanea in Umbria e il primo della scultrice nel mondo[15], progettato dall’artista stessa. Il museo a cielo aperto si snoda nel centro storico, dalla chiesa di San Fortunato al tempio rinascimentale di Santa Maria della Consolazione.

Durante il periodo di studi a Parigi, Beverly Pepper visita l’Italia e incontra a Roma lo scrittore giornalista Curtis Bill Pepper (30 agosto 1917 – 4 aprile 2014)[16]. Si sposano a Parigi per poi tornare subito a Roma e trasferirsi a Positano per circa un anno[2].

Nel 1950 torna a New York dove nasce la figlia Jorie Graham, poetessa di successo. Nasce invece a Roma nel 1954 il secondo figlio, John Randolph Pepper, fotografo (allievo di Ugo Mulas) e regista teatrale e cinematografico.

Nel 1972 si trasferisce con il marito sulle colline umbre, a Todi, dove fissa la propria dimora e lo studio italiano.

La sua lunga carriera è stata caratterizzata da una pionieristica ricerca nell’uso di materiali per le proprie sculture, di importanti progetti e di pubbliche installazioni.

Dopo i suoi esordi pittorici, legati all’esperienza parigina, e dopo una visita al tempio di Angkor Wat in Cambogia, le cui rovine la colpiscono particolarmente, rivolge i suoi interessi alla scultura, dapprima in legno, argilla, e successivamente in cemento e acciaio, a volte dipinti.

Nelle fonderie italiane studia le varie tecniche che le consentiranno di trattare materiali come il ferro e la ghisa, ricerca effetti con ruggini e patine grezze; sperimenta nuovi materiali: l’acciaio inossidabile, il Cor-Ten, che sabbia esternamente e dipinge all’interno; conosce la placcatura del cromo e il ferro sferoidale. Nel 1965 alla Marlborough Gallery di Roma si nota il passaggio da forme espressionistiche a forme geometriche.

Dall’anno 1967 sperimenta progetti ambientali: utilizza tutto ciò che la natura le mette a disposizione: erba, sabbia, fieno, terra, piante. Prende ispirazione dalle varie forme e forze che la natura esprime, cerca di valorizzare la relazione natura-paesaggio attraverso la propria arte; mantiene anche uno stretto rapporto con il tessuto sociale, con le aree urbane e suburbane (connective-art).

Il suo primo grande progetto ambientale, realizzato in acciaio inox, si trova a Dallas, si intitola Dallas Land Canal[18]. Anche Boston le commissiona un’opera monumentale Sudden Presence, (1971) in Cor-Ten[19].

Dalla fine degli anni settanta la sua produzione è segnata da un maggiore verticalismo, inizia la serie di sculture totemiche, in ghisa, mentre è del 1980 il primo dei Markers, colonne in ghisa di notevoli dimensioni[20][21][22][23].

Dal 1980 in poi riceve commissioni di installazioni ambientali in America, Europa e Asia. Si dedica ancora alla ricerca sui materiali come la colorazione della ceramica (largamente usata anni dopo al Parc de l’Estació del Nord di Barcellona) e la ghisa “scanalata”. Nel 1987 espone al Brooklyn Museum[24] e nel 1991 al Contemporary sculpture center di Tokyo, poi a New York al Metropolitan Museum.

Nonostante la bella età, aveva 97 anni, era ancora in attività tra la sua Fondazione, la Biennale di Venezia, con la mostra all’Arsenale dedicata alla storia delle Todi Columns e l’inaugurazione del Parco di sculture «verdi» a suo nome nella città umbra (che l’aveva eletta cittadina ad honorem e dove risiedeva da tanto).

A Todi sarà seppellita accanto al marito, il giornalista e scrittore Bill Pepper, conosciuto a Roma negli anni ’40 durante il suo primo viaggio europeo e all’amico-rivale Alighiero Boetti.

L’aneddotica sulla loro amichevole litigiosità è parte integrante della storia dell’artista americana, nata a New York nel 1922.

Negli anni ’50, nella capitale, si avvicinò agli artisti di Forma 1, Consagra, Accardi, Dorazio, Turcato.

E alla fine di quel decennio, i suoi modi di produzione mutarono radicalmente, dalla pittura iniziò la sua passione per la scultura.

La notorietà arrivò nel 1962, quando partecipò a ‘Sculture nella Città’ al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Una mostra collettiva avvolta nella leggenda, le sculture di Calder, Consagra, Pepper sono ancora esposte all’aperto in città.

La ricerca di Beverly Pepper si sviluppò in più direzioni (dalla land art al minimalismo, fino al «green»), mantenendo una coerenza di fondo nell’impiego di materiali ad uso di opere gigantesche, ospitate in grandi manifestazioni come la Biennale di Venezia, Documenta di Kassel o create ad hoc in contesti urbani, piazze e giardini.

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