Essere circondati da cose belle ha molta influenza sulle creature umane; fare cose belle ne ha di più. Mentre ci illudiamo che le cose rimangano uguali, queste cambiano proprio sotto i nostri occhi di anno in anno, di giorno in giorno.
Charlotte Perkins Gilman, scrittrice e poeta femminista, esponente di spicco del movimento di liberazione delle donne statunitensi, si è interessata approfonditamente alla relazione tra indipendenza economica, rispetto ambientale ed evoluzionismo.
Intellettuale a tutto tondo, ha militato all’interno di diverse organizzazioni impegnate nell’analisi della società umana, proponendo una prospettiva nuova sul ruolo della donna nella società e auspicando una liberazione sociale, sessuale ed economica.
La sua opera maggiormente conosciuta è La carta da parati gialla (The Yellow Wallpaper), del 1892, un racconto semi-autobiografico sulla depressione post-partum e l’isolamento delle donne.
Il lavoro di tutta la sua vita è stato quello di propugnare l’autoaffermazione delle donne, al di fuori dei ruoli stereotipati di madre e moglie.
Nata a Hartford, nel Connecticut, il 3 luglio 1860, era figlia di Mary Ann Fitch Westcott e Frederick Beecher Perkins. Sua zia è stata Harriet Beecher Stowe, l’autrice deLa capanna dello zio Tom.
La sua vita venne segnata, fin dalla più tenera età, da una serie di eventi drammatici: la perdita di un fratello, la salute cagionevole della madre, l’abbandono della famiglia da parte del padre. A causa della situazione economica precaria, si trasferirono spesso, cosa che le impediva di costruire legami stabili.
Vivendo un’infanzia di isolamento e solitudine, si rifugiava nella lettura, passione ereditata dal padre che, sebbene distante, non smetteva di consigliarle libri da leggere. Le difficoltà che segnarono la sua infanzia contribuirono al desiderio di indipendenza che l’ha accompagnata per tutta la vita.
Sin dall’adolescenza, si cimentò in diversi lavori, dava lezioni private, era stata cassiera e stata addetta alle vendite, dipingeva e vendeva carte intestate, cuciva tende e rammendava vestiti, realizzava volantini pubblicitari e vendeva i suoi acquerelli. Tuttavia, nonostante avesse talento, non si è mai considerata un’artista.
Nel 1882, dopo una relazione di quattro anni con l’amica di vecchia data Martha Luther, incontrò Charles Walter Stetson, giovane artista di Rhode Island che sposò due anni dopo. Dalla loro unione nacque una figlia, Katharine. Il parto le causò una terribile depressione curata anche in una casa di cura.
La nevrosi e l’insofferenza verso il convenzionale ruolo di moglie e madre la portarono a separarsi dal marito, nel 1888, e a trasferirsi a Pasadena, dove cominciò a dedicarsi totalmente alla sua carriera.
Ha fatto parte attiva del movimento nazionalista, che operava per porre fine all’avidità del capitalismo e alle distinzioni di classe, proponendo l’avvento di un genere umano migliore, pacifico, etico, democratico e realmente progressista. La sua poesia, Similar Cases, del 1890, che l’ha proclamata la poeta del Nazionalismo, era una critica satirica di coloro che resistevano al cambiamento sociale. Nel corso dello stesso anno, scrisse, in soli due giorni il suo racconto più famoso, The Yellow Wallpaper in cui esprimeva il suo pensiero riguardo l’oppressione sociale ed economica della figura femminile.
Si guadagnò l’attenzione del pubblico anche grazie al suo primo volume di poesie, In This Our World, del 1893, contenente settantacinque poesie divise in tre sezioni riguardanti i suoi principali interessi principali: Il Mondo, La Donna e Il Nostro Genere Umano.
In California iniziò anche a tenere conferenze e discorsi pubblici presso alcuni club femminili e fu attiva in varie organizzazioni femministe e riformiste, tra cui la Pacific Coast Women’s Press Association (PCWPA) di cui divenne presidente.
Complici la continua lotta alla povertà e le pretese della sua promettente ma poco remunerativa carriera, nel 1894, l’anno del definitivo divorzio da Stetson, mandò la figlia a vivere con il suo ex marito e la sua seconda moglie. Nonostante riconoscessi i diritti paterni, la lontananza da lei le provocò un’enorme sofferenza.
Nel 1896 ha rappresentato la California alla Suffrage Convention di Washington e all’International Socialist and Labor Congress in Inghilterra.
Il suo saggio Women and Economics: a Study of the Economic Relationship Between Men and Women as a Factor in Social Evolution (1898), tradotto una sola volta in italiano nel 1902 da Carolina Pironti col titolo La donna e l’economia sociale: studio sulle relazioni economiche tra uomini e donne come fattore di evoluzione sociale, è considerato uno dei testi fondamentali sull’origine della questione femminile e sulle relazioni economiche e sociali tra i sessi.
Nel 1900 ha sposato Houghton Gilman, un suo cugino avvocato a Wall Street.
Mentre scriveva compulsivamente e teneva conferenze in tutto il paese, attraverso The Forerunner, giornale che ha fondato e diretto, diffondeva le sue idee sui diritti delle donne e sul ruolo nella società, proponendo la riforma della casa, del matrimonio e del lavoro..
Nel 1932, le fu diagnosticato un carcinoma mammario incurabile che la portò a suicidarsi con un’overdose di cloroformio, il 17 agosto 1935, la decisione fu il risultato finale del processo di rivendicazione del diritto di poter scegliere in autonomia la propria sorte.
Sia nella sua autobiografia che nel provocatorio biglietto lasciato al momento della dipartita, scrisse che preferiva il cloroformio al cancro. Ha fatto della sua morte, come della sua vita, una “scelta di servizio sociale”.
Straordinariamente prolifica e popolare ai suoi tempi, dopo la morte era stata dimenticata, successivamente, è stata riscoperta dal movimento femminista alla fine degli anni Sessanta, grazie alla ristampa di Women and economics, che ha dato inizio all’approfondimento di buona parte della sua opera.
La critica femminista ha messo in evidenza la qualità anticipatoria delle sue analisi e delle sue proposte. A partire dalla fine degli anni ottanta, sono stati portati alla luce non solo gli aspetti positivi del suo pensiero, ma anche le problematicità di un’ideologia basata sul presupposto che la civiltà americana bianca fosse superiore.
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