“Non posso starmene seduta a guardare la mia gente soffrire“.
Viola Liuzzo, attivista per i Diritti Civili, assassinata mentre accompagnava, in auto, un giovane nero all’aeroporto, dopo la storica marcia di Selma, in Alabama.
L’importante meeting aveva visto 25.000 persone arrivare da tutti gli Stati Uniti per difendere il diritto al voto alle persone nere.
Nata in California l’11 aprile 1925, Viola Liuzzo, proprio non riusciva a tollerare razzismo e segregazione, per questo era molto attiva nel movimento per l’uguaglianza dei diritti civili. Nonostante avesse marito e cinque figli, ebbe il coraggio di sfidare le convenzioni dell’epoca e si unì alla lotta e alle rivendicazioni delle persone afroamericane.
Aveva partecipato alla marcia da Selma a Montgomery e si era messa a disposizione per il trasporto di persone che erano a piedi. Questo le fu fatale. Era nella sua auto con un giovane uomo nero quando venne affiancata da una vettura con a bordo esponenti del Ku Klux Klan che fecero fuoco su di loro. Venne uccisa con un colpo alla testa, il 25 marzo del 1965, aveva 39 anni. Il ragazzo che viaggiava con lei, coperto dal suo sangue, si finse morto e riuscì a scampare all’agguato.
Molti leader dei diritti civili, tra cui Martin Luther King, parteciparono al suo funerale per renderle omaggio.
Gli assassini vennero presi, uno di loro la fece franca perché era un informatore dell’FBI, gli altri, Collie Wilkins, William Eaton e Eugene Thomas, processati da due giurie di bianchi, furono assolti grazie a una campagna mediatica, che dipinse la donna come una tossicodipendente che andava a letto con uomini neri e il marito, agente d’affari, come un membro del crimine organizzato.
La macchina del fango fu brutale contro di lei.
Ma la storia è stata dalla sua parte e oggi resta una delle più gloriose figure del Movimento.
Sulla sua storia sono stati girati dei documentari, è stata scritta la canzone Color Blind Angel, le è stato intitolato un parco a Detroit e il suo nome è inciso nel monumento Civil Rights Memorial, a Montgomery. Le venne anche conferita una laurea ad honorem e nel 2019 è stata eretta una statua in suo onore.
Il suo coraggio non è stato dimenticato.
#unadonnalgiorno