Tránsito Amaguaña è stata una importante attivista indigena ecuadoriana e una delle prime femministe del suo paese tra gli anni ’20 e ’70 del secolo scorso.
Ha lottato contro l’oligarchia agraria per il recupero delle terre, per l’educazione interculturale bilingue, per recuperare il senso di dignità del movimento indigeno. Si è battuta per stabilire un sistema cooperativo nelle campagne.
Nata il 10 settembre 1909 a Pichincha a nord di Quito, era figlia di contadini indigeni. Già a sette anni lavorava come domestica per i proprietari della tenuta dove viveva con i suoi genitori. Sposata a 14 anni, ha avuto quattro figli. Ha iniziato a frequentare le riunioni a Quito per difendere la causa del suo popolo, seguendo l’esempio di sua madre già attiva nelle lotte politiche. La forza della ribellione la portò anche a separarsi dal marito alcolista che la maltrattava e cercava di ostacolare la sua militanza.
Ha partecipato a ventisei marce di protesta nel 1930. Oltre sessanta chilometri a piedi, per portare le rivendicazioni indie e campesine ai palazzi del potere. Rivendicazioni che non furono accolte e che, nel 1931, sfociarono nello sciopero generale di Olmedo, uno dei primissimi che coinvolse i lavoratori agricoli in Ecuador, e a causa del quale fu costretta a vivere in clandestinità per quindici anni.
Ha contribuito a fondare la Federación Ecuatoriana de Indios (FEI) con la quale si è prodigata per ottenere nelle scuole pubbliche l’insegnamento bilingue, spagnolo e kichwa, dal 1946.
Come esponente del Partito comunista ecuadoriano ebbe la possibilità di viaggiare nei paesi del blocco socialista per rappresentare la causa dei contadini connazionali.
Nel 1961, di ritorno da un viaggio nell’Unione Sovietica, venne arrestata con l’accusa di traffico d’armi e incarcerata.
Ha lottato strenuamente per l’abolizione del sistema che costringeva i contadini indigeni a lavorare le terre dei latifondisti senza alcuna remunerazione. Nel 1964, ha iniziato un processo, durato fino agli anni Ottanta, che ha consentito ai braccianti di diventare proprietari delle terre che coltivavano.
Vincitrice del Premio Manuela Espejo a Quito nel 1997 e del Premio Nazionale Eugenio Espejo per la Cultura nel 2003, la sua lunga vita si può considerare la testimonianza del lavoro dei movimenti contadini indigeni in Ecuador.
È morta pochi mesi prima di compiere cento anni, il 10 maggio 2009, nella stessa città in cui era nata.
Il 9 agosto 2009 Rafael Correa, Evo Morales e Rigoberta Menchú inaugurarono a La Chimba, vicino alla casa dove abitò, un centro culturale di documentazione sul movimento indigeno ecuadoriano che porta il suo nome. Nello stesso anno le venne dedicato un francobollo postale.
L’11 maggio 2010, il Parlamento dell’Ecuador ha designato all’unanimità il 10 settembre, giorno della nascita di Tránsito Amaguaña, giorno dell’interculturalità e della plurinazionalità.
Donna, india, lavoratrice. Le era stato impossibile andare a scuola da bambina e da adulta ha voluto imparare a leggere e scrivere. Aveva visto il duro lavoro dei campi e la sottomissione agli ordini del padrone, e ha lottato per creare un sistema cooperativistico tra gli indios huasipungueros. Pioniera del femminismo nel suo paese, aveva vissuto la disparità di trattamento riservata alle donne e subìto botte e maltrattamenti da parte del marito.
Tránsito Amaguaña è stata una lideresa per tutta la sua lunga vita, si è prodigata per le donne, i bambini, i contadini, per la ridistribuzione delle terre, i salari, le scuole. Ha portato le sue istanze e ideali in ogni paese che ha visitato. Una pietra miliare nella storia della lotta delle popolazioni indie in Ecuador.
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