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NoViolet Bulawayo

NoViolet Bulawayo
Noviolet Bulawayo, Zimbabwean writer, Milan, Italy, 4th September 2014. (Photo by Leonardo Cendamo/Getty Images)

Occorrono nuovi modi di guardare il mio Paese, un nuovo modo di immaginare il suo futuro e il suo destino, ma soprattutto dobbiamo trovare nuovi modi d’immaginare noi stessi.

NoViolet Bulawayo, giovane scrittrice dello Zimbabwe pubblicata e tradotta in dodici paesi.

Nata a Tsholotsho col nome di Elizabeth Zandile Tshele il 12 ottobre 1981, ha scelto lo pseudonimo di NoViolet Bulawayo in onore della madre Violet morta quando aveva appena 18 mesi, e Bulawayo, che è la città in cui è cresciuta, per sottolineare le sue origini.

A diciotto anni si è trasferita nel Michigan, dopo vari lavori oggi è diventata Stegner Fellow alla Stanford University, in California. Ha un master alla Southern Methodist University e uno in scrittura creativa alla Cornell University.

Nel 2011 è stata insignita del Premio Caine grazie al racconto Hitting Budapest pubblicato sul Boston Review, diventato poi  il primo capitolo del suo esordio letterario, il pluripremiato C’è bisogno di nuovi nomi, che, negli Stati Uniti è diventato immediatamente un caso letterario. Oltre a essere stato finalista al Man Booker Prize 2013, nello stesso anno è stata nei National Book Award’s5 Under 35” e ha vinto l’Etisalat Prize for Literature. L’anno successivo, NoViolet Bulawayo, ha guadagnato il Premio PEN/Hemingway e il Betty Trask Award.

È la storia di sei bambini di dieci anni che vivono nella baraccopoli di Paradise, in Zimbabwe. La protagonista è Darling, è una ragazzina vivace e riflessiva che sa che un giorno lascerà il suo Paese per raggiungere gli Stati Uniti, dove vive una zia. Nella sua quotidianità ci sono altri bambini, simbolo di quell’Africa più povera e disperata dove rubare a un vivo come a un morto può essere la normalità, dove c’è un regime corrotto e finte elezioni, dove sono sempre più presenti l’Aids, l’Ebola e le violenze dei militari che uccidono, distruggono case e scuole, costringendo molti genitori a cercare lavoro all’estero.

Un’opera sull’immigrazione, drammatica, tenera ma anche divertente, su un’Africa urbana e attualissima, con mille frecciate di satira sociale e politica.

Un libro nudo e crudo, estremamente sincero. La grandezza di NoViolet Bulawayo sta nel raccontare facendo brillare e risplendere al meglio le voci di quest’infanzia ai margini, tra rabbia, dolori, gioie e emozioni di ogni sorta.

#unadonnalgiorno

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