rivoluzionestoria

Maria Nikiforova comandante anarchica ucraina

Maria Nikiforova anarchica ucraina

Maria Nikiforova, detta Marusya, è stata una comandante militare anarchica che ha preso parte agli eventi rivoluzionari ucraini e russi. 

Nacque nel 1885 a Alexandrovsk, in Ucraina, suo padre era stato un ufficiale della guerra russo-turca. A sedici anni la giovane e indomita ribelle andò via di casa, per mantenersi fece molti lavori umili e militava nei circoli anarco-comunisti locali.

Complice la giovane età, il carattere forte e l’intolleranza verso le ingiustizie che le masse popolari erano costrette a sopportare nella Russia zarista, scelse le bombe come mezzo di lotta e l’esproprio come attacco alle classi dominanti. Rapine in banca e attentati dinamitardi divennero il suo marchio di fabbrica finché non fu arrestata e condannata a morte nel 1906, pena poi commutata in ergastolo.

Scontò i primi anni di carcere a Pietrogrado e nel 1910 fu deportata in Siberia da dove riuscì a fuggire per il Giappone per poi spostarsi negli Stati Uniti, Spagna e poi Parigi, dove sposò un anarchico polacco, Witold Bzhostek.

Durante la prima guerra mondiale, si schierò con favore dell’interventismo in guerra contro la Germania.

Ritornata in Ucraina nel 1917, riprese la sua lotta armata contro le proprietà del governo, gli ufficiali dell’esercito dello zar e i proprietari terrieri. Organizzò e gestì una propria Guardia Nera anarchica per attaccare i simboli del potere zarista.

Convinta che i poveri, i contadini e gli operai dovessero immediatamente ricevere il frutto della redistribuzione delle terre e dei beni che avevano prodotto, sosteneva che non ci dovessero essere avanguardie rivoluzionarie ma che le masse dovessero conquistare, da sole, la propria libertà.
La sua autonomia politica e le sue scelte radicali in tema di ridistribuzione la portarono a confliggere con le autorità bolsceviche che nel frattempo avevano preso il potere in Russia.

I successi della sua Guardia Nera fecero da esempio per altri gruppi di anarchici russi chesi organizzarono per opporsi alla supremazia e alla violenza bolscevica.

Nel 1918 il Generale Ovseenko dell’Armata Rossa, riconoscendo il fronte nemico comune, rese pubblicamente merito a Maria Nikiforova e allo spirito anarchico.

Pochi giorni di questa lode, la notte del 12 aprile, però, le truppe bolsceviche presero d’assalto 30 centri anarchici di Mosca dando luogo a una dura battaglia in cui morirono circa 50 anarchici e oltre 500 vennero fatti prigionieri.

Era alleata da tempo con Nestor Makhno, esponente di primo piano del comunismo-anarchico internazionale, quando questi venne dichiarato fuorilegge da Mosca e, stretto tra l’Armata Rossa da una parte e gli eserciti bianchi dall’altra, dovette abbandonare l’Ucraina. Maria Nikiforova decise di restare e combattere fino alla fine organizzando una forza di guerriglieri dinamitardi.

Il 16 settembre 1919, partecipava a un’azione a Sebastopoli, controllata dai controrivoluzionari, quando venne catturata e immediatamente giustiziata.

Ignorata in occidente e nominata solo per essere bollata come una semplice delinquente dagli storici sovietici, il nome di Maria Nikiforova è praticamente sconosciuto anche nell’Ucraina contemporanea.
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