Alice Guy è stata la prima regista e produttrice nella storia del cinema. Ha collaborato a più di 1000 film, ne ha diretti più di 700 di cui solo 150 sono sopravvissuti, 22 dei quali sono lungometraggi.
Il suo motto Be Natural, trasformò il mondo del cinema.
Nacque a Saint-Mandé, in Francia, il primo luglio 1873. Impiegata come segretaria alla Gaumont, la prima società di produzione cinematografica della storia, riuscì a ottenere qualche metro di pellicola con cui girò il cortometraggio, La Fée aux choux, nel 1896, un anno dopo l’invenzione del cinema.
Dopo il primo, ha diretto e prodotto o supervisionato un migliaio di film muti e centocinquanta sonori. Si prese dei rischi per inseguire la sua ricerca, prediligeva location e situazioni reali che donarono contemporaneità alla sua arte.
Il suo film La Vie du Christ, del 1906, è un’opera di trenta minuti che includeva venticinque set, numerose location esterne e oltre trecento comparse. Quelli erano tempi in cui si girava quasi tutto in studio.
All’inizio del 1907, Alice Guy seguì il marito, Herbert Blaché, anch’egli dipendente della società Gaumont, che divenne manager della filiale di New York. Tre anni dopo ha fondato la sua società, la Solax, che in breve tempo ebbe un gran successo sul mercato della distribuzione lanciando diverse star americane.
Tanti i melodrammi e i film a sfondo sociale girati, A House Divided (1913) e Matrimony’s Speed Limit (1913), sono due esempi tipici di come Alice Guy vedeva il matrimonio: un rapporto alla pari, come due soci, motivo per cui questi due film ancora oggi attraggono il pubblico.
Ha anche realizzato numerosi film d’azione che vedevano protagoniste delle donne, eroine che facevano acrobazie, intrighi, personaggi forti e risoluti come Greater Love Hath No Man del 1913 e Dick Whittington e il suo gatto, nel quale la regista fece realmente esplodere una barca.
Nella sua vasta produzione sono comprese anche commedie che giocavano su travestimenti e scambio di ruoli tra uomini e donne.
Nel 1913, le difficoltà di distribuzione cominciarono a farsi sentire segnando la fine della diffusione dei corti. Herbert fondò la sua compagnia, Blaché Features, Inc. che spesso usava gli studi della moglie e gli stessi attori. I coniugi continuarono a lavorare in parallelo, talvolta alternandosi e altre collaborando insieme.
Sotto la bandiera di Popular Plays and Players, l’unione di varie società di produzione indipendenti di cui fecero parte i coniugi Guy Blaché, la regista ha diretto vari film, compreso l’ultimo The Empress, L’imperatrice, uscito l’11 marzo 1917, l’unico film di questo periodo che sopravvive ancora, anche se in forma frammentaria. Nello stesso anno la compagnia venne assorbita dalla Metro Goldwyn Mayer.
La coppia si separò nel 1920. L’uomo restò a Hollywood continuando a dirigere lungometraggi tra cui The Saphead (1920), con Buster Keaton, fino al 1927, quando si risposò e divenne un commerciante di mobili.
Nel 1922, Alice Guy scelse di tornare in Francia e per i successivi trent’anni non girò più film ma tenne conferenze sul cinema, scrisse sceneggiature e favole e racconti pubblicati in varie riviste, spesso firmate con pseudonimi maschili.
Negli anni quaranta scrisse un’autobiografia pubblicata in francese nel 1976 e tradotta in inglese dieci anni dopo.
Nel 1953 le venne riconosciuta la Legione d’Onore, il più alto riconoscimento non militare della Repubblica Francese. Il 16 Marzo del 1957 venne omaggiata con una cerimonia alla Cinématheque Française.
È morta nel New Jersey il 24 marzo 1968.
Negli ultimi anni di vita, accorgendosi della totale assenza del suo nome nella storia dell’industria cinematografica, aveva redatto lunghe liste dei film realizzati, con la speranza di riuscire a provare il suo ruolo e assicurarsi il legittimo credito. Ma, per la maggior parte, sono introvabili poiché furono firmati col nome della compagnia responsabile della distribuzione, cosa che accadeva spesso in quanto non esistevano i titoli di coda sino al 1970.
Cercò invano di recuperare le copie dei suoi lavori, molti dei quali erano stati attribuiti a uomini della produzione. Ce ne sono arrivati soltanto in una minima parte, grazie ai suoi contatti e all’impegno certosino di correzione e ricerca.
Nel 2012, per il centenario della fondazione dello studio, la Fort Lee Commission ha raccolto fondi per sostituire la sua tomba a cui ha fatto aggiungere il logo dello Studio Solax e una nota sul suo ruolo come pioniera del cinema.
Nel 2010 l’Academy Film Archive ha incluso nel suo progetto per la conservazione del cinema, un film della regista, The Girl in the Armchair.
Nel 2013 è stata inclusa nella New Jersey Hall of Fame e le è stata intitolata una piazza di Parigi.
Il Golden Door Film Festival attribuisce un premio in suo onore ogni anno.
Il documentario The Lost Garden: The Life and Cinema of Alice Guy-Blaché, del 1996, ne racconta la vita.
Un altro documentario, Be Natural: The Untold Story of Alice Guy-Blaché, del 2018 narrato da Jodie Foster ne racconta vita, carriera e l’eredità che ha lasciato alla storia del cinema.
Nel settembre del 2019 è stata inclusa nella lista del New York Times Overlooked No More.
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