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Phoolan Devi. La Regina dei banditi

Phoolan Devi
(Original Caption) Phoolan Devi visiting the Japanese Parliament. (Photo by noboru hashimoto/Corbis via Getty Images)

Questa è l’incredibile storia di Phoolan Devi, sposa bambina a soli undici anni è diventata la “regina dei banditi” a meno di venti per poi venire eletta nel parlamento indiano.

Una donna che provarono a schiacciare con tutti i mezzi, ma che continuava a risorgere e lottare, fino all’ultimo istante della sua vita.

Phoolan Devi nacque il 10 agosto 1963 in un villaggio sulle rive del fiume Yamuna, nel nord dell’India, in una famiglia povera appartenente alla casta più bassa della scala sociale. Sin da bambina dimostrò una forte personalità, a dieci anni affrontò uno zio e un cugino, colpevoli di aver sottratto una porzione di terra a suo padre falsificando dei documenti. Li accusò pubblicamente e organizzò una protesta contro di loro con altre ragazze del villaggio, la picchiarono fino a farle perdere i sensi per farla tacere.

Aveva undici anni quando venne costretta a sposare un uomo di oltre vent’anni più grande, in cambio di una mucca. L’uomo la violentava ripetutamente trattandola come una schiava. Dopo aver tentato più volte la fuga da quell’orco e sempre respinta al mittente, venne ripudiata. 

Le sue imprese continuarono impavide fin quando negoziò le condizioni della sua resa, nel 1983. Chiese che non fosse applicata la pena di morte per i membri della sua gang e che non passassero più di otto anni in prigione. Come atto di rivalsa come donna considerata indegna per la sua famiglia, pretese anche un pezzo di terreno per sé consegnato davanti ai suoi parenti. 

Ad attenderla c’era una folla di diecimila persone, tra cui oltre 300 poliziotti, giornalisti, politici e tanta gente giunta per vedere da vicino quella giovane donna ormai diventata una leggenda. Avvolta in uno scialle rosso, davanti alle migliaia di seguaci urlanti, consegnò le sue armi dopo essersi inchinata a mani giunte davanti al ritratto del Mahatma Gandhi e alla statua di Durga, la dea che rappresenta il potere e che venerava, con la quale veniva spesso identificata. Da lì proveniva il soprannome Devi, dea, con cui era comunemente appellata.

Fu accusata di 48 crimini, tra cui omicidi multipli, saccheggio, incendio doloso e rapimento a scopo di riscatto. Phoolan trascorse undici anni in prigione in attesa di processo, il suo atto di vendetta, per l’opinione pubblica, venne considerato come un atto di giusta ribellione. Mentre era detenuta subì un’isterectomia, il medico che l’aveva operata affermò che voleva impedirle di mettere al mondo altre donne come lei. La sterilizzazione forzata era una pratica sovente usata contro le donne socialmente emarginate o detenute.

Uscita di galera si dedicò alla politica, per dare voce alle caste più basse della popolazione dell’Uttar Pradesh. Nel 1996 venne eletta in Parlamento con il Partito Socialista Samajwadi, ma ebbe solo pochi anni per tentare di cambiare qualcosa nel suo paese.

Nonostante le numerose minacce subite, le venne tolta la scorta e il 25 giugno del 2001 Phoolan Devi venne uccisa da tre sicari davanti casa. Venne colpita da nove proiettili, vana fu la corsa in ospedale. Aveva 37 anni. Il principale sospettato, Sher Singh Rana, confessò di averla uccisa per vendicare i morti nel villaggio di Behmai. L’uomo, nel 2014 è stato condannato all’ergastolo, gli altri dieci imputati vennero assolti. Si parlò di depistaggio e occultamento delle prove.

A lei è ispirato il filmBandit Queen, del 1994, diretto da Shekhar Kapur. Phoolan Devi protestò affinché non fosse proiettato nelle sale. La scrittrice e attivista Arundhati Roy prese pubblicamente le sue difese affermando che non si può mettere in scena lo stupro di una donna vivente senza il suo permesso.
Sono stati fatti altri film sulla sua rocambolesca vita. La sua autobiografia in italiano porta il titolo Le mie cento vite. Da paria a eroina popolare, storia di una donna indiana diventata leggenda.
È stata una donna che ha subito ogni sorta di angheria soltanto per essere nata femmina, che in quella parte di mondo, ancora oggi è considerata la peggior disgrazia che possa capitare in una famiglia. Ma non si è mai arresa, non si è lasciata soggiogare, ha scelto la libertà, fino all’ultimo giorno della sua vita.

#unadonnalgiorno

 

 

 

 

 

 

 

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