Gae Aulenti è stata la designer e architetta italiana più famosa e conosciuta al mondo.
Gaetana Aulenti nacque a Palazzolo dello Stella, Udine, nel 1927 da una famiglia di origini meridionali.
Laureata nel 1953 al Politecnico di Milano, dal 1955 al 1965 è nella redazione di Casabella-Continuità. Dal 1956 ha svolto la sua attività a Milano, spaziando dalla progettazione architettonica, all’interior e industrial design, alla scenografia teatrale.
Ha ricevuto riconoscimenti di ogni sorta: “Chevalier de la Legion d Honneur” (Parigi, 1987); Membro Onorario dell’American Institute of Architects – Hon. FAIA (1990); Praemium Imperiale per l’Architettura (Tokyo, 1991); “Cavaliere di Gran Croce” al merito della Repubblica Italiana (Roma, 1995); laurea ad honorem in Belle Arti dalla Rhode Island School of Design (Providence, USA 2001).
Nel 2002 e’ stata invitata come membro della giuria per i concorsi internazionali di progettazione “TAV – Nuova Stazione Alta Velocita’ di Firenze” e “The Grand Egyptian Museum, Giza-Cairo”.
Cresciuta professionalmente nella Milano razionalista degli anni Cinquanta, Gae Aulenti, si è dovuta confrontare con il lascito dello stile architettonico fascista e della sua mentalità, che condannava tutte le pratiche sociali connesse all’emancipazione femminile e che promuoveva una poetica machista, marziale e priva di fronzoli. Decise di esprimere la sua opposizione a questa insensibilità verso tutto ciò che veniva considerato negativamente “femminile”attraverso il Neoliberty, una corrente nata in contrapposizione al razionalismo da cui prendeva le mosse l’architettura organica. Il Neoliberty era una una tendenza revivalista che tentava di ritrovare una continuità con la tradizione dello stile liberty, a una sorta di rilettura dell’Art Nouveau, che ne riprendeva le decorazioni e il gusto per l’ornamento e per il suo ruolo semplicemente estetico, in contrasto con le idee dei razionalisti che avevano fatto scuola, mettendo in risalto la semplicità delle forme geometriche, e un netto rifiuto per tutto ciò che non era “indispensabile”. Appoggiare e perseguire, nonostante il rifiuto della critica del tempo, uno stile controtendenza, aspramente criticato è stata una scelta forte e rappresentativa, quasi un’aperta dichiarazione di guerra al pensiero dominante, che diventerà il suo marchio inconfondibile.
Ha insegnato all’Università di Venezia e al Politecnico di Milano. Nel 1965 ha disegnato la celebre lampada da tavolo Pipistrello. Nel 1966 per Olivetti ha creato l’Olivetti Shop di Parigi. Dal 1968 collabora la Fiat per cui ha disegnato allestimenti per esibizioni e showroom in tutto il mondo. È stata anche architetta personale di Gianni Agnelli. ha curato varie scenografie per il grande Luca Ronconi.
Nel 1972 partecipa alla nota esposizione Italian: the new Domestic Landscape al MoMa insieme a numerosi altri designer e architetti emergenti.
Nel 1985 lavora per Guzzini Illuminazione creando un sistema di illuminazione per Palazzo Grassi a Venezia, il sistema Cestello, studiato apposta per le esibizioni che userà in molti dei suoi allestimenti di musei. Nel 1992 crea il Padiglione Italiano per la fiera internazionale Expo di Siviglia.
Fra i suoi lavori più importanti ci sono: la trasformazione della Gare d’Orsay nel Musée d’Orsay, la progettazione del Musée National d’Art Moderne al Centre Pompidou, il design di Palazzo Grassi a Venezia, il Museu Nacional d’Art de Catalunya a Barcelona, la direzione dei restauri e della trasformazione delle Scuderie Papali a Roma, l’Asian Art Museum di San Francisco, la ricostruzione della Fenice di Venezia.
Il suo lavoro è stato riconosciuto a livello nazionale con la medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte nel 1994 e la nomina a cavaliera di gran croce della Repubblica italiana nel 1996, e internazionale: nel 1991 ha ricevuto il premio giapponese Imperiale, consegnato alle personalità più influenti dell’arte e dell’architettura di tutto il mondo.
È morta il 31 ottobre 2012 a Milano, dopo due mesi le viene intitolata la piazza circolare al centro del complesso della Unicredit Tower.
Gae Aulenti è riuscita a affermarsi come uno dei più grandi nomi dell’architettura del dopoguerra – grazie al suo talento, al suo coraggio e alla sua indipendenza che le permisero di portare avanti il suo lavoro in autonomia. Si è distinta per il suo personale stile che pone al centro della progettazione gli spazi e il contesto in cui le opere venivano realizzate, in una stretta interconnessione con l’ambiente urbano pre-esistente.
Se da una parte la riqualificazione della Gare D’Orsay e l’allestimento realizzato del Museo di Arte Moderna all’interno del Centre Pompidou negli anni Ottanta, le valsero riconoscimenti internazionali per il suo lavoro, questi lavori attirarono puntualmente le attenzioni negative della critica: sul Musée d’Orsay, in particolare, venne detto che sembrava una “tomba”, o una “prigione”, o ancora che l’installazione era “fascista”. Alcune delle motivazioni dietro a queste critiche spietate affondavano le loro radici nell’impossibilità di catalogarla all’interno dei caratteri prestabiliti di uno stile architettonico definito e quindi nella loro sistematica incomprensione e condanna di qualcosa che stentavano effettivamente a comprendere, diventando una sorta di punizione paternalista. Ciononostante Gae Aulenti ha proseguito con sicurezza nel suo lavoro di ricerca, marchiando le sue opere con quello spirito di “elegante indifferenza” e di bellezza oltre il giudizio critico che le ha permesso di diventare una delle icone dell’architettura contemporanea.
Il lavoro di Gae Aulenti ha oggi ancora un valore sociale e mediatico. La sua capacità di andare contro il “formalmente costituito” ha contribuito a dare un’identità alle lotte per l’emancipazione di genere: se le donne in Italia volevano essere ascoltate, dovevano farlo ribellandosi alla ruolo che la società aveva assegnato loro fino a quel momento, assumendosi i rischi e le responsabilità che una scelta di rottura del genere comportava.
La capacità di ignorare le critiche e scavalcare gli ostacoli di una società che cercava di bloccare in tutti i modi la carriera delle donne, e di procedere con convinzione per la sua strada, ha permesso a Gae Aulenti di diventare protagonista indiscussa dell’architettura contemporanea. Sfidando le convinzioni che sostenevano il pensiero comune è diventata un modello per tutte le donne italiane che si sono dedicate all’architettura e al design.
#unadonnalgiorno