È su un doppio registro, quello dei diritti umani universali e quello di un religioso riconquistato, che il cammino di una vera emancipazione delle donne musulmane può compiersi e avere tutte le possibilità di riuscire. È in questa terza via che mi riconosco, come donna impegnata nella lotta per i diritti all’eguaglianza e alla dignità delle donne musulmane. Un terza via che sa di doversi liberare dall’alienazione occidentale e dal religioso tradizionale e sclerotizzato. Una terza via che in nome di un riferimento e di radici spirituali, ma anche in nome dei valori condivisi di uguaglianza, dignità e rispetto dei diritti individuali, lotta contro gli estremismi di ogni tipo e rifiuta la svalutazione giuridica, culturale e sociale delle donne.
Asma Lamrabet è una medica e scrittrice femminista musulmana marocchina impegnata da tempo in una rilettura dei testi sacri da una prospettiva femminile.
Nata a Rabat, Marocco, nel 1961, era figlia di un progressista di sinistra costretto all’esilio perché condannato a morte dal re Hassan II. Laureata in medicina, ha lavorato dal 1995 al 2003 come volontaria in alcuni ospedali pubblici di Spagna e America Latina, principalmente Cile e Messico, dove aveva seguito il marito diplomatico.
Il suo primo approccio alla pratica femminista è stato quello di stampo occidentale, per poi, naturalmente, intraprendere la strada per l’affermazione di un femminismo musulmano autoctono.
Nel 2004 è tornata in Marocco, dove ha organizzato un gruppo di donne musulmane interessate alla ricerca e alla riflessione sull’Islam e al dialogo interculturale. Nel 2008 è diventata presidente e coordinatrice del Gruppo Internazionale di Ricerca sulla Donna Musulmana e il Dialogo Interculturale (GIERFI), con sede a Barcellona che ha l’obiettivo di contribuire a creare una nuova coscienza femminista musulmana.
Parallelamente al suo attivismo, ha continuato la carriera in medicina e si è specializzata in malattie del sangue presso l’ospedale pediatrico di Rabat, dove lavora.
Nel 2011 è diventata direttrice del Centro di Studi Femminili sull’Islam da cui è stata costretta poi a dimettersi, in seguito alle polemiche e reazioni degli ultraconservatori dovute dalla sua posizione di lotta contro la disuguaglianza tra uomini e donne di fronte all’eredità.
Asma Lamrabet è autrice di diversi libri in francese poi tradotti in molte lingue. Ha pubblicato articoli che approfondiscono questioni controverse come i matrimoni interreligiosi, l’eredità e la riforma religiosa.
I suoi primi saggi sono stati Musulmane tout simplement (2002), Aisha, Sposa del Profeta del 2004, L’Islam al femminile nel 2009 e Il Corano e le donne: una lettura della liberazione del 2007. A cui sono seguite altri importanti saggi come Donne, Islam, Occidente: Cammini verso l’universale del 2011, Donne e uomini nel Corano per il quale ha ricevuto il premio per le scienze sociali dall’Arab Woman Organization nel 2013.
Negli ultimi anni hanno visto la luce: Venti domande e risposte sull’Islam e le donne da una prospettiva riformista (2015), Islam e donne: le domande arrabbiate (2017) e il più recente Il profeta dell’Islam e le donne della sua vita del 2020.
Dal 2019 ha preso la decisione di non indossare più il velo.
Asma Lamrabet si può considerare la più eminente rappresentante del femminismo arabo analizzato e praticato attraverso lo studio dell’Islam.
La ricerca che porta avanti con rigore e impegno è basata sulla rilettura e ricostruzione dei testi sacri per dimostrare la fallacia delle interpretazioni discriminanti verso le donne.
Il femminismo nel quale mi inscrivo è prima di tutto un femminismo decoloniale che rifiuta qualsiasi alienazione, ideologica o geopolitica. Si tratta di un femminismo certamente spirituale, ossia radicato a un’identità culturale, ma allo stesso tempo critico, aperto e soprattutto inclusivo. È certamente un femminismo depoliticizzato, in quanto credo che la questione dei diritti delle donne prescinda qualsiasi appartenenza politica.
#unadonnalgiorno